Durante un viaggio in treno, ascoltiamo la storia di una donna, che racconta della sua esperienza come figlia di immigrati nella Svizzera negli anni ’70. Un flashback ci riporta al 1977, Dora ha 8 anni, è figlia di lavoratori stagionali e vive illegalmente in casa. Sempre chiusa nella stanza, senza fare rumore, combatte la noia e la solitudine inventandosi un mondo fantastico che nasce da percezioni sensoriali combinate con il ricordo di una fiaba.
La sua relazione principale con la realtà è attraverso l’immaginazione e le visioni fantastiche prodotte dalle luci e dai rumori che arrivano dall’esterno. Il film dà sostanza a queste sensazioni immateriali. Grazie a filmati d’archivio, possiamo dare una visione della società degli anni ’70: la vita di tutti i giorni, le persone al lavoro, i passanti, i bambini che vanno a scuola. L’esperienza della bambina è in conflitto con il mondo esterno che stimola alternativamente la paura o la curiosità. Dora deve fare attenzione a non fare rumore, perché la sua vicina potrebbe denunciare la sua presenza.
Un giorno, la curiosità la spinge a guardare fuori dalla finestra venendo scoperta dalla vicina. La prima volta che vedrà finalmente la Svizzera è durante il suo viaggio di espulsione.